Angelo Manna, autore e studioso meridionalista, ha dedicato la sua vita alla valorizzazione della cultura e della storia del Mezzogiorno, con particolare attenzione alla realtà napoletana.
Manna si è distinto non solo per il suo impegno letterario e storico, ma anche per il suo spirito critico e la capacità di portare alla luce opere e vicende dimenticate o trascurate.
Contributi principali:
1. Scritti e Prefazioni:
Prefazioni a ristampe di libri rari, come “Napoli in miniatura” di Mariano Lombardi (1974), “Fra Diavolo e il suo tempo” di Bruno Amante e “Masaniello” di Bartolommeo Capasso (1977).
Prefazione alla ristampa anastatica delle “Memorie storico diplomatiche della città di Acerra” di Gaetano Caporale.
2. Produzioni artistiche:
Creazione di testi e musiche per ” ‘O Juorno ‘e San Michele” (1976), una commedia epica sul brigantaggio e la repressione post-unitaria scritta da Elvio Porta. Fu rappresentata per la prima volta e con grande successo alla VI ed. di “Settembre al Borgo” a Casertavecchia il 4 e 5 settembre 1976.
3. Opere di grande rilievo:
“L’Inferno della Poesia Napoletana” una raccolta di composizioni rare di poeti napoletani dal secolo XVI pubblicato nel 1974 (II Ed. 1976, III Ed. 1991). Il pregio dell’opera consiste nell’assoluta serietà con la quale vengono criticamente presentati, per la prima volta in Italia, i Poeti e le loro Poesie clandestine.
“Cose di Napoli” (1978), un’antologia in tre volumi dedicata alla storia e alla cultura napoletana.
4. Collana “Biblioteca delle Cose di Napoli”:
Pubblicazioni come “Le Fonnachere” (1978), ” ‘A mazza e ‘o piuzo” (1980), e “Quando il pudore è spudorato“.
5. Impegno sul brigantaggio e la questione meridionale:
“Care Paisane” (1980), una raccolta di sonetti e poesie sul tema del brigantaggio e dell’emigrazione.
“Briganti furono loro quegli assassini dei fratelli d’Italia” (1987) e i successivi “quadernetti” di controstoria del Risorgimento (1990), il primo “Quegli assassini dei fratelli d’Italia, appunti per una controstoria del cosiddetto Risorgimento” che include un’articolo pubblicato “I predatori del Regno perduto” per “La Contea” nel 1986 e una conferenza tenuta nello stesso anno a Cerreto Sannita, dove Manna approfondisce il tema del brigantaggio e delle sue implicazioni socio-politiche, contrapponendo il punto di vista meridionale a quello ufficiale. “Politicanti e Intellettuali fra dissacrazioni e abiure” quest’opera contiene due relazioni di Manna, che analizzano il ruolo degli intellettuali e dei politici nella costruzione della narrazione risorgimentale e nei successivi processi di marginalizzazione culturale del Sud. In questa sono dove sono riportate la relazione svolta in Santa Maria la Nova il 10 aprile 1988 e quella svolta al Convegno Nazionale di studi “Mezzogiorno” a Bari il 22-23 aprile 1989.
6. Studi storici:
Pubblicazioni nel 1996 come “1799: Morte a li Francise!” e saggi su figure come “Nicola Capasso“, “Emmanuele Rocco” e “Luigi Molinaro del Chiaro“. “In primis ferie” (sugli avvocati napoletani del Cinque e del Seicento), ” ‘O Quatto ’e Maggio” nella storia di ieri (dal 1500) e di oggi.
7. Poesia:
“Sunettiatella quase quase sentimentale” (1994) e “Napule e io” (1998), che dimostrano il suo talento poetico.
Tra gli inediti di Angelo Manna spiccano due progetti di particolare interesse, che testimoniano il suo impegno nel recupero e nella reinterpretazione di episodi emblematici della storia e della mitologia legati a Napoli:
1. Partenepe, le sirene e Ulisse
Questo lavoro, pubblicato dall’Associazione, esplora le radici mitiche di Napoli attraverso un’interpretazione alternativa e affascinante.
Si concentra su figure come Partenope , le sirene e il leggendario Ulisse, rivelando un’analisi che mescola mitologia e storia con uno stile narrativo unico.
L’approccio di Manna non si limita a una narrazione tradizionale, ma si propone di decostruire le versioni consolidate, offrendo una prospettiva nuova sulle origini della città.
2. La storia d’amore tra Maria d’Avalos e Fabrizio Carafa d’Andria
Ambientata nella Napoli della fine del Cinquecento, questa vicenda tragica e intensa rappresenta una delle pagine più celebri e drammatiche della storia napoletana.
Maria d’Avalos, nobildonna di straordinaria bellezza, e Fabrizio Carafa, duca d’Andria, furono protagonisti di una relazione che si concluse tragicamente con il loro assassinio su ordine del marito di Maria, Carlo Gesualdo, principe di Venosa.
Sebbene Manna non sia riuscito a completare quest’opera, l’interesse per questo episodio conferma la sua sensibilità nel riportare alla luce storie che intrecciano amore, passione e violenza, specchio di un’epoca complessa.
Entrambi i lavori mostrano il desiderio di Manna di valorizzare le radici culturali e storiche di Napoli, approfondendo tematiche universali come l’amore, la tragedia e l’identità attraverso la lente della cultura partenopea.