È stato autore di scritti di storia e di letteratura di stampo meridionalistico, con particolare riferimento alla realtà napoletana. Ha scritto prefazioni per le ristampe di libri ormai rari, come ad esempio nel 1974 Napoli in miniatura di Mariano Lombardi, Fra Diavolo e il suo tempo di B. Amante e, nel 1977 Masaniello di Bartolommeo Capasso. Ha scritto la prefazione alla ristampa anastatica delle Memorie storico diplomatiche della città di Acerra e dei conti che la tennero in feudo di Gaetano Caporale.
Fedele allo spirito popolaresco dell’Italia cafona del 1861 compose i testi e le musiche per ‘O Juorno ‘e San Michele’ commedia epica sul brigantaggio meridionale e sulla feroce repressione post-unitaria scritta da Elvio Porta. Fu rappresentata per la prima volta e con grande successo alla VI ed. di “Settembre al Borgo” a Casertavecchia il 4 e 5 settembre 1976.
Il suo lavoro più conosciuto è L’Inferno della Poesia Napoletana che raccoglie una serie di composizioni quasi tutte inedite e rare di poeti napoletani dal secolo XVI pubblicato nel 1974 (II Ed. 1976, III Ed. 1991). Il pregio dell’opera consiste nell’assoluta serietà con la quale vengono criticamente presentati, per la prima volta in Italia, i Poeti e le loro Poesie clandestine.
Nel 1978 a Sant’Agata dei Due Golfi, dove trascorreva l’estate, scrisse Cose di Napoli, un’antologia bimestrale in tre volumi di commenti e documenti inediti o rari riguardanti la storia di Napoli.
Fondò la collana “Biblioteca delle Cose di Napoli” e pubblicò: Le Fonnachere, gli Epiteti ingiuriosi e le invettive della IV egloga delle Muse Napolitane (1978); A mazza e ‘o piuzo fantasie, ricordi e le due espressioni napoletane di “mazza franca” e “strunzo mmiezo” (1980); Quando il pudore è spudorato… Ricordo di un atto di viltà di Luigi Molinaro del Chiaro.
Da profondo studioso del brigantaggio e della questione meridionale quale era nasce, dapprima, Care Paisane (1980) un’opera di ventisei sonetti ribelli e 524 endecasillabi dove si evince la dolorosa vicenda di soprusi inferti alle popolazioni meridionali, del brigantaggio e dell’emigrazione, poi Briganti furono loro, quegli assassini dei fratelli d’Italia (Ed. Sun Book 1987). Seguirono (1990) due “quadernetti”, il primo Quegli assassini dei fratelli d’Italia, appunti per una controstoria del cosiddetto Risorgimento nel quale appaiono due articoli scritti per “La Contea” nel 1986 e una conferenza tenuta, sempre nel 1986, a Cerreto Sannita, il secondo Politicanti e Intellettuali fra dissacrazioni e abiure dove sono riportate la relazione svolta in Santa Maria la Nova il 10 aprile 1988 e quella svolta al Convegno Nazionale di studi “Mezzogiorno” a Bari il 22-23 aprile 1989.
Seguì 1799: Morte a li Francise! E nella valle di Suessola insorsero cafoni a migliaia.
Dopo un attento studio storico e un’analisi critica, Manna nel 1996 pubblicò i tre saggi che la critica ha mostrato di apprezzare molto: Nicola Capasso, un’arca di scienza e di crudeltà; Emmanuele Rocco, Basilio Puoti lo odiò e per lui fu l’oblio; Luigi Molinaro del Chiaro, gran bel pudore spudorato il suo. Nello stesso anno, pubblicò: In primis, le ferie (sugli avvocati napoletani del Cinque e del Seicento), ’O Quatto ’e Maggio nella storia di ieri (dal 1500) e di oggi .
Angelo Manna, però, oltre a questo, ha anche il merito di essere vero poeta. Ricordiamo “Sunettiatella quase quase sentimentale ca stammo a Natale (1994). Quacche rimma è tostarella. Pe lo riesto se tratta de ciance, carizze, squasille, verrizze, cassesìe, vruoccole, gnuoccole, alliccasalemme e ttant’ate ducezze cumposte pe li cuorie tiennere e temmorate (meglio a lloro ch’a ll’ate)”, e Napule e io (1999) suniette, puise, triate, strammuotte, serenate gliuommere e bazzoffie.
Tra gli inediti troviamo un’interessante contro-storia delle origini di Napoli Partenope, le Sirene e Ulisse, pubblicata dall’Associazione, e la più bella storia d’amore della Napoli della fine del Cinquecento tra Maria d’Avalos e Fabrizio Carafa d’Andria (1590) che purtroppo non riuscì a portare a termine.