Candidato indipendente alle elezioni politiche del 1983, fu eletto deputato a furor di popolo (82 mila voti validi e più di 30 mila annullati) nella lista del MSI. Fu confermato nella successiva consultazione elettorale.
Ma non era per niente un politico, inteso nel senso comune dell’accezione! Chiunque al suo posto avrebbe mirato a capitalizzare i voti ricevuti e si sarebbe attrezzato per restare in Parlamento a vita ma Lui NO! Coerentemente col suo modo di sentire, troppe volte entrò in rotta di collisione col vertice del suo partito, “uscendo dal gregge” per esercitare la sua funzione come la coscienza gli suggeriva e non come gli era imposto dalle superiori direttive. Dichiaratamente non allineato, si considerava un Uomo del Sud e come tale ha ritenuto di comportarsi sempre, indipendentemente dal distintivo. Rivendicò la propria autonomia soprattutto sulle questioni che più gli stavano al cuore il Sud, Napoli esprimendo spesso voto contrario a quelli espressi dal suo gruppo parlamentare. Fin dal suo primo intervento in Parlamento, iniziato in lingua napoletana e bloccato dal presidente di turno, dimostrò un attaccamento alla propria terra che andava ben al di là dell’appartenenza a uno schieramento politico. Era fatale quindi che non dovesse restare a lungo in quel contesto dove, comunque, si segnalò tra i parlamentari più attivi, con numerose interrogazioni, interpellanze e perfino con una Legge che porta il suo nome, equiparazione dei ciechi ventesimisti ai ciechi assoluti ai fini del trattamento pensionistico
Avanzò diverse proposte a difesa del Sud e della sua cultura, come: l’insegnamento obbligatorio della “lingua napoletana” nelle scuole pubbliche, preclusione degli appalti campani alle imprese del Nord, fondazione di un Ente di tutela e valorizzazione della canzone napoletana. Infine propose che “ ‘O Sole Mio” venisse dichiarata “bene popolare” e che a Napoli venissero destinati i diritti d’autore.
Era il 4 marzo del 1991 quando, nella Camera dei Deputati, pronunciò una storica interpellanza con la quale chiedeva al Ministro della Difesa, rappresentato in quella seduta dal sottosegretario Clemente Mastella, di togliere il segreto di stato dall’archivio dell’esercito italiano e su tutti quei documenti comprovanti “gli intenzionali bestiali crimini perpetrati dalla soldataglia piemontese” ai danni delle popolazioni inermi delle “usurpate province meridionali”.
Da Radio Radicale abbiamo estratto alcune delle interrogazioni, interpellanze, interviste, proposte di legge più significative, quelle che attestano la battaglia, mai conclusa, di Angelo Manna per il Sud.